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Cibi stranieri 6 volte più pericolosi di quelli Made in Italy


I cibi e le bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, sulla base dell’ultimo rapporto Efsa sulla presenza di pesticidi rilevati sugli alimenti venduti in Europa.

Con un campione sui cinque (20%) risultato irregolare per la presenza di residui chimici i peperoncini piccanti provenienti da Repubblica Dominicana e India sono il prodotto alimentare meno sicuro presente sulle tavole degli italiani ma a preoccupare per gli elevati livelli di contaminazione sono nell’ordine le bacche di Goji provenienti dalla Cina ed il riso dal Pakistan che salgono sul podio, mentre  l’agroalimentare Made in Puglia con quasi 30mila controlli si conferma – afferma Coldiretti Puglia - in prima linea per l'agricoltura green con 12 Denominazioni di Origine Protetta, 29 vini DOC, 4 DOCG e 6 IGP, oltre a 311 prodotti riconosciuti tradizionali dal Ministero delle Politiche Agricole e il primato della sicurezza alimentare mondiale.

“La nostra agricoltura rispetta dei parametri rigidissimi per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, ciò non vale per altri Paesi comunitari ed extracomunitari, arrecando danno agli agricoltori pugliesi, ai consumatori e creando concorrenza sleale. Una ragione in più per acquistare Made in Italy in una situazione in cui l’82% dei consumatori privilegia nel carrello i prodotti tricolore per sostenere l’occupazione e l’economia regionale in un momento particolarmente difficile anche a causa dell’emergenza Coronavirus”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

In Italia sul totale dei 297 allarmi che si sono verificati nel 2020 – sottolinea la Coldiretti – solo 51 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 146 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (49%) e 100 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole – precisa la Coldiretti – oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%).

“Si tratta di prodotti che spesso  vengono proposti sui banchi di vendita come se fossero Made in Italy – insiste il presidente Muraglia - dove oltre alla concorrenza sleale si profila un grave danno per gli agricoltori e per la salute dei consumatori. Si tratta di una competizione inaccettabile con i prodotti simbolo della Puglia, dalle olive alle melegrane, dal peperoncino ai legumi, dagli ortaggi alla frutta, in una regione che, secondo i dati ISMEA, è prima in Italia per la coltivazione di ortive, seconda per frutteti, terza per i legumi”.

Una conferma viene dal fatto che i cibi e le bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Efsa che ha analizzato capillarmente 96.302 campioni di alimenti in vendita nell’Unione Europea fornendo uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino prodotti all’interno dei Paesi dell’Unione o provenienti dall’estero. In questo contesto, in caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.

“Si tratta di prodotti che spesso  vengono proposti sui banchi di vendita come se fossero Made in Italy – insiste il presidente Muraglia - dove oltre alla concorrenza sleale si profila un grave danno per gli agricoltori e per la salute dei consumatori. Si tratta di una competizione inaccettabile con i prodotti simbolo della Puglia, dalle olive alle melegrane, dal peperoncino ai legumi, dagli ortaggi alla frutta, in una regione che, secondo i dati ISMEA, è prima in Italia per la coltivazione di ortive, seconda per frutteti, terza per i legumi”.

Per questo occorre anche avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che grazie alle battaglie della Coldiretti ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa (dalla carne al latte, dall’ortofrutta fresca alle conserve di pomodoro, dai formaggi ai salumi) anche se non è ancora possibile conoscere l’origine per prodotti come la frutta trasformata in succhi e marmellate, verdure e legumi in scatola o, zucchero.
14/09/2021






   
 


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