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Gioia del Colle archivio archivio archivio archivio

Quaranta ore in adorazione del Santissimo Sacramento


«Le chiamiamo “le Quarantore”.
Nella nostra cittadina di Gioia del Colle - scrive Franco Deramo - resiste un’antica tradizione di culto del Santissimo Sacramento: dura quaranta ore. Tutte le Parrocchie, tutte le Rettorie espongono solennemente per tre giorni Gesù Eucarestia per offrirlo in adorazione ai fedeli. Ha iniziato il 15 gennaio S. Rocco, nei giorni 22, 23, 24 sono quelli fissati per la chiesetta di San Domenico, attigua alla sede Municipale.
Rappresenta il tempo che Gesù, morto in croce alle tre del pomeriggio del Venerdì Santo, rimane nel “sepolcro” fino alla risurrezione avvenuta nella notte di Pasqua.
Bisogna risalire al 1527 l’inizio di questo culto introdotto da un predicatore missionario della quaresima a Milano.
Il Concilio Ecumenico Vaticano II ne ha esaltato il messaggio, il valore, considerato Culto del Mistero Eucaristico fuori della Messa. Ma, «La celebrazione dell’Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l’origine e il fine del culto che ad essa viene reso fuori dalla Messa». Questo significa innanzitutto che il culto eucaristico, e perciò l’adorazione, deve fare continuo riferimento alla Messa da cui parte ed a cui deve portare, riproponendo una più stretta relazione con la celebrazione.
Tutti i segni parlano questo linguaggio.
Sappiamo che il Covid – continua Deramo - ha come svuotato un po’ le nostre Messe. Riscoprirne il valore, ci aiuterà a ritornare con gioia da Lui.
Alcuni potranno ricordare che mentre una volta l’ostensorio era posto su un trono, distinto dall'altare, ora esso viene direttamente collocato sulla mensa della celebrazione, perché appaia più evidente che l’Ostia adorata viene dalla Messa. E come nella Messa il pane consacrato è posto sulla mensa per essere distribuito, dopo aver celebrato l’ascolto della Parola di Dio, così l’esposizione sull'altare richiama il desiderio di Gesù che istituì questo sacramento perché fosse a nostra disposizione come cibo.
Sappiamo che ogni volta che il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione è Gesù Cristo che lo fa e rende presente il suo corpo e il suo sangue, in quel pane e in quel vino. “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo”. “Fate questo in memoria di me”.
Domanda: sappiamo pregare davanti a GesĂą sacramentato? Cosa gli diciamo? Raccogliamoci nel silenzio davanti a GesĂą Eucarestia per tornare a chiedere il Suo aiuto.
La nostra presenza, silenziosa, davanti a Lui è sempre piena di desideri. Non servono tante parole. Lui vede. Lui sa. Lui ascolta. E’ Lui che parla. Noi possiamo solo dirGli il desiderio che abbiamo di volerLo amare di più. Di voler esser attratti da Lui, e dirGli con fede “Signore mio e mio Dio!”
La preghiera di adorazione a Cristo presente nel sacramento, prolunga ed interiorizza l’intima unione raggiunta con lui nella comunione sacramentale della santa messa.
Sono tre giorni di intensa preghiera, in ginocchio, in silenzio, davanti a Lui.
Dobbiamo solo decidere di non lasciarLo solo, di andare a trovarLo.
 
In molte comunitĂ  sono organizzate ore di adorazione, di preghiera comunitaria.
Chiediamo alla chiesa a noi piĂą vicina gli orari. S. Domenico ha preparato un manifesto.
DedichiamoGli almeno un’ora del nostro tempo.
Entrando in chiesa, con il cuore ripetiamo la preghiera che abbiamo imparato da piccoli: “Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento!”
 
Molte liturgie, oltre che ascoltare la Parola, offrono riflessioni con pensieri di papa Francesco o del Venerabile don Tonino Bello.
Un forte invito alla preghiera, alla riflessione.
 
Nella nostra chiesetta di San Domenico veneriamo la nostra Mamma Celeste, Maria SS. del Rosario. La incontriamo sull’altare principale. La Sua immagine tiene amorevolmente nelle braccia il Suo Figlio, Gesù Cristo e stringe nelle Sue mani la corona del Rosario. Lo reciteremo tutte le sere. E’ Lei che ci accoglie e che ci porta dal suo Figlio Gesù Cristo.
Non fu proprio Lei, la prima persona ad adorare Gesù? Lo fece dicendo subito “si” all’Arcangelo Gabriele e lo fece appena Gesù nacque: lo fasciò, lo depose nella mangiatoia e Lo adorò. Possiamo dire che Lo adorò per tutta la vita.
Una preghiera di don Tonino Bello – conclude Deramo - ci aiuta anche alla preghiera e alla riflessione.
 
Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza. Abili nell’usare la parola per nascondere i pensieri più che per rivelarli, abbiamo perso il gusto della semplicità.
Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine senza costrutto. Si fa voce, ma senza mai farsi carne. Ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo.
Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al rapidissimo fremito di un “fiat”, prega per noi peccatori, perennemente esposti, tra convalescenze e ricadute, all’intossicazione di parole.
Proteggi le nostre labbra da gonfiori inutili. Fa’ che le nostre voci, ridotte all’essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il profumo del silenzio.
Rendici come te, sacramento di trasparenza, e aiutaci, finalmente perché nella brevità di un “si” detto a Dio, ci sia dolce naufragare: come in un mare sterminato.
(Tonino Bello – Santa Maria, donna senza retorica)».

17/01/2023





   
 


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