RSSA e Centro Diurno Alzheimer "Villa dei Pini" promuovono "Attraverso i miei occhi"
Maggio è il mese dedicato alle iniziative volte a valorizzare, informare e fare cultura intorno alla figura del Caregiver familiare, che svolge un ruolo chiave nel supporto assistenziale alla persona fragile. I Caregiver, letteralmente “coloro che si prendono cura”, assumono il ruolo fondamentale di risposta ai bisogni affettivi, relazionali e di sicurezza di chi, per motivi di grave malattia, disabilità o demenza, si trova ad avere bisogno di un certo livello di assistenza.
Secondo l’Istat, sono oltre tre milioni gli italiani che si prendono cura di anziani e disabili nel contesto familiare. Questo impegno ne assorbe in media più di 7 ore al giorno di assistenza diretta e 11 di sorveglianza per l’intero ciclo della malattia, che nei casi di bisogno congenito può coincidere anche con l’intero arco della vita dell’assistito.
I “caregiver” dei pazienti con demenza costituiscono la grande maggioranza poiché grandi sono i numeri quando si parla di questa malattia. In Italia e nel resto del Mondo, infatti, su stima Adi (Alzheimer’s Disease International) si assiste a un nuovo caso di demenza ogni 3,2 secondi e secondo le stime si prevede che i casi di demenza raddoppieranno entro il 2030, arrivando a 70 milioni, e triplicheranno entro il 2050. Una vera e propria epidemia silente, i cui effetti devastanti coinvolgono non solo i malati, ma anche i loro familiari a causa della sintomatologia che contraddistingue la malattia. Si tratta prevalentemente di figli e nello specifico di donne, costrette a stravolgere in modo consistente la propria vita. Basti pensare che, secondo una ricerca dell’Aima (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer), oltre il 66% dei Caregiver familiari ha dovuto abbandonare il lavoro, il 10% ha richiesto un lavoro part-time e il 10% si è orientato verso una mansione meno impegnativa. L’impegno del Caregiver altresì determina conseguenze anche sul suo stato di salute fisica e psicologica. Un ruolo delicato, quanto massiccio è il peso, emotivo e materiale, che lo condiziona. Diversi studi dimostrano infatti che i sintomi cognitivi, comportamentali e psicologici e nello specifico alcune manifestazioni specifiche della patologia, in particolare l'aggressività , il wandering e l'umore depresso, influiscono negativamente sulla salute fisica e psicologica del Caregiver, provocando un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, depressione, ansia e disturbi del sonno. Questi fattori possono compromettere la capacità di accudimento del Caregiver e, di conseguenza, la qualità dell'assistenza, portando così ad un peggioramento della sintomatologia del familiare malato, che amplifica le sensazioni spiacevoli del caregiver. Pertanto, per evitare l'instaurarsi di tale circolo vizioso appare particolarmente importante sensibilizzare l’opinione pubblica, sostenere e supportare i Caregiver, informarli e formarli sui diversi aspetti legati alla malattia e su come approcciarsi adeguatamente alla persona con demenza.
In questo contesto si inserisce l'iniziativa del laboratorio multisensoriale demenza "Attraverso i miei occhi", organizzato dall'RSSA e dal Centro Diurno Alzheimer "Villa dei Pini" in collaborazione con l'Associazione Alzheimer di Bari. L'evento è destinato a familiari, operatori sociosanitari e a tutta la comunità e avrà lo scopo di guidare i Caregiver formali e informali alla scoperta del mondo visto attraverso gli occhi della persona con demenza. I partecipanti avranno modo di sperimentare in prima persona i sintomi comuni e meno comuni della malattia grazie all'utilizzo della realtà virtuale e, al termine, potranno ammirare gli elaborati realizzati dagli ospiti del Centro Diurno Alzheimer durante il laboratorio d’arte. In questo modo sarà possibile per i visitatori non solo aumentare la propria conoscenza dei sintomi, ma anche comprendere il mondo interiore della persona con demenza e la sua interpretazione della realtà . Attraverso questa iniziativa si mira a promuovere una visione della persona con demenza come Individuo con i propri bisogni e la propria storia, che può essere compreso guardando il mondo dalla sua prospettiva. Ne deriva una riduzione dello stigma sociale verso questa malattia e un modo di interagire più consapevole e appropriato, volto non semplicemente alla cura dei sintomi, ma alla creazione di una relazione che "cura". 29/04/2023
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